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venerdì 15 aprile 2011

TRE PIù

Una delle 101 famose cose da fare: la settimana del Salone del Mobile.
Già già, è arrivata e si è portata dietro una quantità inimmaginabile di turisti da tutto il mondo e, a quanto pare, si è portata via la primavera.
Se ci sono tre eventi che aspetto durante l'anno milanese uno è senza dubbio questo. Gli altri due sono: Fa la cosa giusta! (vedi qualche post fa...) e il Milano film meeting (in settembre, ho già l'acquolina!). 
Il Salone è senza dubbio, dei tre, l'evento più ricercato, più glamour, più modaiolo e internazionale. E' un po' la mia fashion week, visto che malsopporto modelle e cocktail party super privati.
La verità è che, non essendo addetta ai lavori, il Salone propriamente detto l'ho visitato una volta sola. E credo che per i non esperti sia invisitabile! Una scarpinata da vesciche ai piedi, una specie di labirinto di lampade, divani, oggetti di dubbio utilizzo, pentole ed elettrodomestici che spesso hanno l'aria di voler fare tutto tranne quello per cui sono stati creati, anzi disegnati. Eh, sì...tutto parte da un disegno e da un designer. Ho un'idea del designer molto molto precisa. La mia migliore amica Fra fa la designer. A volte quando parla mi perdo.
Abbiamo pure vissuto insieme per due anni e in definitiva questo è quello che ho imparato sulla categoria:
  • I designer di vestono in modo strano. 
    La Fra è piuttosto canonica nell'abbigliamento, almeno in relazione ad alcuni suoi amici che mi è capitato di bazzicare. Negli anni ho potuto osservare: l'utilizzo di scotch nero applicato al capezzolo al posto della desueta t-shirt, camicie e pantaloni quadrettati che neanche Pinocchio il primo giorno di scuola, cappelli cappelli cappelli, meglio se assurdi e anche in luoghi chiusi, accessori da far invidia a Lady Gaga. Il fatto è che moltissimi di loro, si disegnano e si cuciono da soli i vestiti! Sono dei creativi puri, con una mente brillante e visionaria. Ho sempre provato molta invidia per la loro autosufficienza sartoriale, meno per l'astrattezza dei risultati!
  • I designer usano parole strane. 
    Quando io e Fra vivevamo insieme, in periodi prestabiliti, tre o quattro suoi compagni di corso di trasferivano a casa nostra. Era il momento del progetto di gruppo. In definitiva, studenti emaciati che, mezzi inghiottiti dal divano con i rispettivi mac sulle ginocchia, si spremono le meningi (a tratti avrei giurato di vedere del fumo uscire dalle orecchie) per creare. Cosa? Oggetti, eventi, servizi (sia igienici che non), strani imballaggi, di tutto un po'.
    Per un paio di settimane all'anno sceglievano una casa dove rintanarsi e non ne uscivano fino ad impresa terminata. Immaginatevi pacchetti di patatine come unica fonte di sostentamento, posacenere pieni di cicche fino ad esplodere e musica elettronica per conciliare la concentrazione (se siete come me e necessitate di silenzio o, se proprio, dei suoni della natura anche solo per scrivere un biglietto di auguri, non potrete mai capire fino in fondo). Osservarli è stato interessante e la cosa che più mi ha colpito sono state le parole. Sì, le parole che a tratti captavo passando per il corridoio, o fermandomi a fumare una sigaretta con loro. I grandi classici erano gli ossimori: la “superficie profonda”, oppure la “freschezza infuocata”. Poi c'erano i concetti fondamentali: “il sogno che diventa materia e si spalma sulla realtà corrente per renderla più usufruibile dall'uomo moderno”. Eh??
    E infine l'insalata di parole. Lemmi dei più disparati campi semantici accostati in un guazzabuglio dall'aspetto indecifrabile: “miglioramento dei sinonimi di spazio”, “scenario del progetto di industrializzazione rapida”, “italian fashion design in evolution”.
    Per me era come entrare in un mondo nuovo. Non capivo mezza parola, cioè capivo ogni parola ma senza potergli dare un senso compiuto. Era bello, spegnevo il cervello e mi lasciavo trasportare dalle immagini che suscitavano quei bei suoni ordinati in modo anomalo.
  • I designer sono festaioli, anzi i più festaioli di tutti. 
    Gareggiano con gli stilisti (che poi fanno un po' la stessa roba, ma non ditelo mai a nessuna delle due categorie!). Sono sempre i primi a sapere di feste, party ed eventi e anche i più affidabili nella sottile arte dell'imbuco. Saltare le siepi, i cancelli, fare la faccia di bronzo coi buttafuori, sgusciare veloci tra la folla per non frasi riacciuffare è il loro pane quotidiano. Affidatevi a un designer e il divertimento è sempre assicurato, chiaramente se vi piacciono mondanità e chiccoserie. In ogni caso, vi consiglio una scampagnata con queste creature affascinanti, ne vale la pena.
Tornando a noi, durante la settimana del Salone la cosa migliore è il Fuorisalone.
Come mi ha insegnato la guru, il Salone esiste da cinquant'anni, mentre gli allestimenti esterni da molto meno. Secondo la Fra, addetta ai lavori e quindi fonte autorevole, da cinque o sei anni.
E' il Fuorisalone che rende Milano durante questa settimana una meravigliosa girandola colorata, un tornado di idee, idiomi e culture che si incontrano. Chi non espone al Salone, tempio immacolato delle grandi firme e degli artisti arrivati, può esporre in giro per la città e mostrare a tutti il proprio lavoro gratuitamente.
Milano si trasforma e ogni angolo si arricchisce di bellezza.
I designer pascolano felici, li riconoscerete dai cappelli o dagli occhiali (lenti enormi, montatura enorme, possibilmente di colori fluo). Una grande festa che dura una settimana.
Nonostante sia appena nato, il Fuorisalone evolve ogni anno e cambia, si adatta alla città, si misura con essa e poi cresce, matura.
Gli angoli della metropoli sottoposti a questa occupazione forzata dell'arte (che finalmente si fa spazio a gomitate tra cemento e mercato) sono sempre di più e meglio organizzati.
Un po' di amarezza per la crescente prepotenza delle feste private che la sera impediscono a poveri diavoli, quali la sottoscritta, di accedere a molti degli allestimenti in programma e per la sparizione dei mille gadget offerti durante le prime edizioni.
Insomma un Fuorisalone sempre più privato e avaro, ma sempre stimolante e irrinunciabile a chiunque viva a Milano o dintorni. I giapponesi si fanno 12 ore di volo pur di non perdersi questo momento!
Non fatevi scappare Ventura Lambrate e gli allestimenti in Brera. Se avete poco tempo, lasciate stare via Tortona, ribattezzata per l'occasione via Tortura! Per percorrerla tutta all'ora dell'aperitivo ci vogliono almeno un paio d'ore che passerete per lo più sgomitando per farvi spazio.
Un piccolo consiglio. Tra le 20 e le 23 di stasera passate da Piazza San Fedele. C'è un bosco molto particolare che vi lascerà senza parole!
Buon week end di Fuorisalone a tutti!

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