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mercoledì 6 aprile 2011

Donne, è arrivato l'arrotino!

Fare la spesa mi angoscia sempre un po'.
A Milano c'è un supermercato ogni cinquanta metri. Alcuni grandi con corsie infinite e prodotti di tutte le marche a perdita d'occhio, altri piccoli e famigliari, di quartiere.
Comodi e sempre a disposizione. Carrello, calcolatrice alla mano per valutare tutte le offerte, coda alla cassa e compilazione del modulo per la tessera della spesa-amica, per cercare di ottenere i tremila punti necessari per portarsi a casa la pirofila di Gatto Silvestro o il frullatore di Hello Kitty.
I cari vecchi negozietti specializzati sono in via di estinzione. Sono dispersivi, alcuni mi hanno detto. 
Ma non era più umano andare dal macellaio che con un bel sorriso chiedeva: “Sono due etti e mezzo, lascio?” e che faceva arrossire le signore coi suoi commenti coloriti? Il negoziante vicino di casa, che ti conosceva per nome, che aveva studiato i tuoi gusti e ti faceva assaggiare le novità appena arrivate.
L'esperienza di farsi il giro obbligatorio cominciando dal panettiere e finendo col fruttivendolo, mia sorella, che ha dieci anni meno di me, non sa nemmeno cosa sia. Persino nel mio villaggetto ai piedi delle montagne i piccoli esercizi non hanno resistito, soppiantati da centri commerciali con tanto di cinema multisala e ristoranti di tutte le etnie compresi, figuriamoci nella Big City (nomignolo per Milano coniato dai miei amici del bar del paesino!).
Girovagando in bicicletta ho provato a cercare qualche superstite stoico della vendita specializzata al dettaglio. Per lunghi chilometri si susseguivano: bar (uno ogni trenta metri), banche, centri estetici, centri per massaggi (sempre uno ogni trenta metri), agenzie di viaggi e immobiliari. Di una gastronomia o di un panettiere nemmeno l'ombra. E chiaramente non valgono le pasticcerie o le panetterie costosissime che il pane ce l'hanno ma è l'articolo che vendono meno, piene di torte dall'aspetto esotico, focacce soffici e pizzette di ogni tipo. Io cercavo il fornaio con la maglietta bianca e il grembiule ancora sporco di farina, quello che si è svegliato alle 3 del mattino e ha lavorato tutta la notte, con le occhiaie perenni e la faccia simpatica.
Niente di niente.
Sospese le ricerche, l'altro ieri, tornando dal lavoro, mi imbatto in una vetrina che mi lascia senza fiato. Un tripudio di verdura. Cassette piene zeppe di insalata e carciofi e peperoni che mi strizzano l'occhio al di là del vetro.
Mi fermo a rimirare. La luce calda e famigliare mi fa tornare indietro nel tempo.
Sopra le cassette di ortaggi, una mensola con le conserve e le passate di pomodoro fatte in casa e una signora in ciabatte con un bel grembiule rosa che serve le clienti parlando in dialetto.
Sembrava un miraggio. Mistofrutta, si chiama, questo angolo di paradiso. In via delle Correnti, il numero civico è troppo per la mia memoria. Aperto tutti i giorni, anche il sabato e la domenica mattina. Non avevo tempo di fare incetta di vegetali, la mia estasi mi aveva già fatto fare tardi.
Non è proprio dietro l'angolo, ma è sulla strada del lavoro. Il cestino della bici è capiente. Fatemi finire quel chilo di insalata in offerta presa al GS e vi aggiornerò su come è fare un salto indietro di almeno una decina d'anni!

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